Il segretario generale della CII, AbdAllah Massimo Cozzolino, e il presidente della Federazione Islamica di Lombardia, Hamid Khartaoui, insieme ai rappresentanti di altre organizzazioni islamiche, hanno partecipato alla giornata nazionale del dialogo cristiano- islamico dedicata alla fratellanza umana, presso il teatro del Carcere di San Vittore.
Ad accoglierli il direttore dell’istituto penitenziario, Giacinto Siciliano, che ha recepito subito con favore la straordinaria proposta del Segretario generale della CEI, mons. Stefano Russo, di promuovere la giornata nazionale dell’amicizia cristiano- Islamica in carcere, in un luogo di convivenza forzata.
«A San Vittore, ogni giorno, arrivano persone dalla strada, dalla povertà, dalla marginalità più grave. Persone che non si scelgono ma che qui devono imparare a convivere – ricorda il direttore del carcere, Giacinto Siciliano –. Per questo promuoviamo molteplici iniziative, soprattutto nella formazione. Ed è bello che un luogo di convivenza forzata come il nostro possa mostrare anche a chi sta fuori che il rispetto e l’incontro fra persone di cultura e fede diversa è possibile».
Alla presenza del Segretario Generale della CEI, mons. Stefano Russo, del vicario generale della Diocesi di Milano, Vescovo Franco Agnesi, del direttore dell’Ufficio nazionale per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso, don Giuliano Savina, i delegati cattolici e musulmani hanno assistito, insieme alle detenute ed i detenuti, alla rappresentazione teatrale di “Leila della tempesta“, interpretato in maniera egregia da Alessandro Berti e Sara Cianfriglia, e tratto dall’omonimo libro scritto da Fra Ignazio De Francesco.
Un’opera che nasce dalla intensa e ricca esperienza di dialogo in carcere, del monaco della Piccola Famiglia dell’Annunziata con una donna detenuta, sulla cittadinanza, l’emigrazione, la religione, il rapporto uomo-donna, la violenza in nome di Dio.
Leila, la donna detenuta, è giunta in Italia attraverso il mare ed è finita in carcere per vendita di stupefacenti. Intorno a lei si muove un coro di persone della stessa provenienza geografica, culturale e religiosa, che si confrontano su questi temi con un monaco cristiano che parla nella loro lingua e li stimola a riflettere sulle loro tradizioni e sul necessario incontro tra queste e la Costituzione della Repubblica italiana.
Il direttore dell’ufficio della Cei, Don Giuliano Savina, ha evidenziato come si tratti di <<azioni positive e coraggiose che incidono nelle relazioni sociali dei nostri paesi e nei quartieri delle nostre città, per una reciproca stima e un reciproco rispetto, segno di umanità nuova e riconciliata>>.
<<Le riflessioni sulla fede, sulla religione, sulla libertà religiosa, sul bisogno di spazi e di riconoscimento perché ciascuno possa pregare e possa vivere la propria esperienza religiosa – ha aggiunto don Savina-
sono fatti straordinari, segni concreti che si devono sbriciolare all’interno del nostro territorio”.
<<Il monito che proviene da questo luogo – ha dichiarato Cozzolino- rappresenta una lezione e un richiamo spirituale a vivere per la fratellanza e l’unità che ogni credente deve ricercare per gustare la bellezza dei valori comuni. La rappresentazione teatrale, “Leila e la tempesta” è una lezione su come ribaltare la prospettiva con cui solitamente si è indagato sulla dimensione della società europea, fornendo nuove categorie interpretative per osservare il complesso giochi di specchi attraverso cui si è andato costruendo l’immaginario deformato dell’altro, da entrambe le sponde del Mediterraneo. Con questa particolare prospettiva di intervento teatrale si mira a diffondere i valori dell’amicizia cristiano- islamica e la cultura della pace contro ogni forma di estremismo>>.