Lettera al Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, di Tanji Buchaib
Ancora emozionato dalla partecipazione alla fiaccolata che la città di Bassano del Grappa ha dedicato a Luca Russo, un’altra giovane vittima del terrorismo, ho letto sul Corriere – in un articolo a firma di Andrea Pasqualetto – una dichiarazione del Presidente Zaia che, riferendosi a Luca e a Valeria Solesin, parla di “una guerra non convenzionale che va combattuta… anche perché non vedo ferme condanne dalle moschee”.
Non so a quale moschee Zaia si riferisca. Se si riferisce a quelle italiane e venete (in quest’ultimo caso farebbe bene a parlare di luoghi di preghiera islamici) sbaglia di grosso.
Tutte le associazioni islamiche italiane, quelle venete in testa, hanno condannato ripetutamente il terrorismo fondamentalista.
Lo hanno fatto in occasione degli attentati che hanno colpito l’Europa e non solo: molti di noi provengono da Paesi che hanno e stanno pagando con il sangue le azioni di Daesh e di altre formazioni criminali. Lo hanno fatto pubblicamente ogni volta che ne hanno avuto la possibilità, come ai funerali di Valeria e alla fiaccolata per Luca.
Ma per noi gridare “Non nel mio nome” non basta.
L’Islam è una religione di pace e questo comporta non solo la condanna di chi organizza e compie atti di violenza omicida e suicida ma anche la ripulsa della violenza per sé stessa e quindi anche di chi la sostiene, soprattutto se la predica, falsificando e stravolgendo i testi sacri e in nome di Dio.