Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, tre donne, tre storie, tre tragedie. Sono le tre sorelle militanti con il Movimento 14 giugno, che alla fine degli anni ’50 hanno dedicato la loro vita a combattere contro la dittatura e a lottare per i loro diritti e per questo sono state chiamate “le farfalle”. Purtroppo, in comune con le farfalle hanno avuto anche la vita breve, “le farfalle” sono morte il 25 Novembre del 1960, dopo esser state picchiate e gettate in un burrone da agenti del dittatore della Repubblica Dominicana.
È da questa storia che ha origine la ricorrenza che tutto il mondo ricorda oggi, la giornata contro la violenza sulle donne.
Questa giornata è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999 e da quell’anno si susseguono le attività di sensibilizzazione pubblica grazie al grande contributo delle associazioni anti-violenza.
Dal 1999 in poi, tutto il mondo è venuto a conoscenza di storie che provenivano da ogni dove, storie di degrado e di miseria che riservavano alle donne una mostruosa fine. Da qui non si sono potuti più celare i drammi che le donne ogni giorno vivono sulla loro pelle.
Nella nostra società oggi, a distanza di ventuno anni dalla prima giornata celebrativa, nonostante la giustizia si sia rafforzata, non possiamo dire che il fenomeno del femminicidio si sia ridimensionato.
Vediamo spesso questo tema al centro del dibattito pubblico, ripreso e trattato in diverse occasioni e questo perché persino in un’epoca che definiamo civilizzata e moderna, il fenomeno del femminicidio e della violenza sulle donne sta raggiungendo dimensioni titaniche tali da dimostrare la natura vandalica dell’uomo nel ventunesimo secolo. Lo sviluppo e l’evoluzione hanno raggiunto brillanti risultati, ma la civilizzazione del rapporto tra i sessi rimane ancora un traguardo lontano.
Molti studi hanno rilevato un aumento di episodi di violenza domestica dovuta allo stato di emergenza che tutti stiamo vivendo da mesi; la convivenza sotto un unico tetto, dovuta al lockdown, è stata il motore di un incremento di abusi tra le mura domestiche.
Il dibattito su questo fenomeno non è una speculazione, i dati e le statistiche ci mostrano chiaramente la misura dell’impotenza di molte donne di fronte alle violenze spesso arrecate da chi dovrebbe amarle e rispettarle.
Sono tante le grida nel silenzio di donne che soffrono e subiscono tutti i giorni; la violenza si manifesta in diverse forme, non necessariamente fisicamente; la frustrazione che ne deriva avvelena la vita di molte mamme, figlie, lavoratrici, che cercano conforto e comprensione.
Negli ultimi decenni abbiamo assistito a un cambiamento sociale legato allo sviluppo economico che ha visto la donna acquisire l’indipendenza economica, l’autorevolezza e spesso anche posizioni di potere. A questo progresso però non ha fatto seguito uno sviluppo culturale e ideologico individuale, anzi ha portato “l’uomo” a percepire la parità come una minaccia.
È per questo motivo che occorre agire in modo da favorire un nuovo assetto culturale che si sposi in maniera equilibrata con il concetto di parità e non solo superficialmente. La parità non deve essere percepita come “un genere contro l’altro” o come una manifestazione di potere della donna contro l’uomo, ma è un principio di corresponsabilità e complementarità.
Nella società deve crescere e maturare una consapevolezza riguardo al valore aggiunto che può apportare ogni individuo, aldilà del suo sesso, per esempio nell’ambito lavorativo; spesso molte donne sono demotivate a causa della sfiducia che il mondo ha nei loro confronti.
La violenza sulle donne non è solo un problema inerente all’incolumità fisica e psicologica, ma è una grave discriminazione legata a una cultura radicata, una grave violazione dei diritti dell’uomo e un problema sociale capace di manifestarsi in tutte le sfaccettature della quotidianità, familiare, affettiva, economica, sociale e politica.
Questo deve essere il compito della società, della scuola, delle associazioni che hanno un ruolo fondamentale nella sensibilizzazione.
Le associazioni, oltre all’aiuto continuo che offrono alle vittime, sono uno strumento importante per l’educazione dei giovani che costruiranno il mondo di domani.
Io, come donna, studentessa e giovane attiva, voglio contribuire alla costruzione di un futuro rosa.
Ghoufran Hajraoui
Giovani della CII