Come può un assassino compiere questi atti in nome di Allah, senza rendersi conto che la vita è sacrosanta e che le sue azioni non solo non hanno nessun diritto giuridico, morale o divino, ma oltraggiano il Profeta e la religione nel cui nome quella persona dichiara di agire, molto più di quanto possa fare una vignetta offensiva.
Da musulmano e da uomo che ama e rispetta i propri e i valori degli altri capisco il malcontento, la rabbia e il dolore che può provare un musulmano quando il nostro amatissimo profeta Muhammad ﷺ viene rappresentato in modo irrispettoso o addirittura offensivo. Questo sentimento deriva dal rapporto sensibile che noi musulmani abbiamo con il nostro profeta: si tratta di un amore immenso, legato alla sua storia e ai grandi valori che ci ha insegnato, come amare Dio senza associargli alcun’altra divinità, essere solidale con il prossimo, curare e custodire la famiglia, rispettare gli anziani, amare i piccoli.
Muhammad ﷺ ci ha invitato a praticare il bene verso ogni creatura; ha difeso e valorizzato la donna, come l’altra metà della società; ha raccomandato l’uguaglianza, ha stabilito doveri e i diritti di ogni individuo all’interno della società, oltre che a rispettare le usanze, culture e religioni degli altri; tutto questo lo ha fatto in un periodo storico in cui questi concetti erano impensabili.
Per il profondo legame che i musulmani hanno con Muhammad ﷺ, io capisco il dolore che si può provare quando il nostro Profeta viene ingiustamente offeso, e con lui più di un miliardo di persone, il tutto nel nome della libertà, o meglio, per una forma di disprezzo e razzismo mascherato da libertà.
Quello che però non capisco però è non riuscirò mai ad accettare è la violenza: tra le più recenti mi vengono n mente quella nei confronti del professore decapitato a Parigi il 17 ottobre per aver mostrato una vignetta di Charlie Hebdo, o l’attacco a Vienna da parte di un sedicente membro dello stato islamico radicalizzato, che ha causato 4 morti e vari feriti.
Ancora di più non la capisco se queste violenze vengono compiute nel nome di Allah e del profeta Muhammadﷺ.L’Islam è una fede che invita al perdono, all’onestà, all’amore, alla solidarietà e alla misericordia: non si può leggervi un invito a uccidere.
Come può un assassino compiere questi atti in nome di Allah, senza rendersi conto che la vita è sacrosanta e che le sue azioni non solo non hanno nessun diritto giuridico, morale o divino, ma oltraggiano il Profeta e la religione nel cui nome quella persona dichiara di agire, molto più di quanto possa fare una vignetta offensiva.
Penso sia utile riflettere su questi versetti
Allah dice: noi non ti abbiamo inviato (oh Muhammad) se non come una misericordia.
Il profeta dice: sono stato inviato (da Allah) per perfezionare la nobiltà nel comportamento.
Quello che vorrei chiedere agli attentatori, o a chi appoggia questo radicalismo, è: dove avete applicato la vostra misericordia e dove avete perfezionato la nobiltà del vostro comportamento nel vostro violento modo di agire o la vostra ideologia estremista di pensare?
Non vi rendete conto che andate contro i valori del profeta che dichiarate di seguire?
Il profeta stesso, se fosse tra di noi, condannerebbe le azioni sanguinose di cui vi macchiate.
Faccio a tutti noi musulmani una domanda: noi rappresentiamo veramente questa misericordia e questa nobiltà del buon comportamento nella nostra quotidianità?
Nella nostra famiglia, con i nostri vicini, con i nostri colleghi di lavoro, con gli amici, quanto rappresentiamo i valori profondi dell’Islam con il nostro modo di vivere?????
Credo che di fronte agli attentati terroristici avvenuti in Francia ci sia bisogno di una reazione saggia, basata non su un senso di colpevolezza (le azioni di pochi non possono ricadere su molti che seguono il bene) ma sul bisogno di impegnarsi a contribuire nella prevenzione di simili episodi di violenza.
Credo che ci sia bisogno di un esame di coscienza e di avere il coraggio di soffermarci sul l’evidenza che noi musulmani (arrabbiati per le vignette) manchiamo a tanti valori della nostra religione; così facendo non ci atteniamo alla buona condotta del Profeta che dichiariamo di seguire e amare.
Prendiamo ad esempio il numero di carcerati in Italia; su 54 mila carcerati circa 17mila (il 32%) sono stranieri; tra loro, 1/3 è musulmano. Parliamo di circa 6 mila persone, quindi. È un numero molto grande; quale immagine danno queste persone del mondo musulmano?
Credo che la migliore risposta in difesa del Profeta sia quella di partire da noi stessi; è compito comune impegnarci seriamente nella lotta ad ogni forma di estremismo, violenza e crimini di ogni genere .
Se vogliamo rappresentare l’Islam al meglio, se vogliamo rappresentare il Profeta allora dobbiamo vivere seminando i valori della misericordia nella società in cui viviamo. Dobbiamo attenerci alla buona etica, rispettando i valori occidentali che salvaguardano il diritto dell’umanità, quei valori che l’Islam stesso raccomanda e valorizza. In questo modo non lasciamo spazi all’estremismo e al radicalismo religioso e non gli permettiamo di sopraffarci, né diamo spazio all’altro estremismo, quello dell’islamofobia, che alla prima occasione vuole vestirci di abiti che non ci appartengono, o di quelle correnti politiche che vedono nell’Islam la fonte di ogni male.
Noi dobbiamo essere una aggiunta di valori e non un’ulteriore problema per la società occidentale, in particolare la nostra società italiana. Nonostante tutte le difficoltà in Occidente c’è spazio per la democrazia, libertà e uguaglianza. Noi come musulmani abbiamo un bagaglio culturale molto importante che coincide con questi valori. Questa eredità culturale può arricchire maggiormente l’Occidente; insieme dobbiamo decidere quale futuro vogliamo dare ai nostri figli e alle prossime generazioni, quale eredità vogliamo lasciare, quale contributo vogliamo donare all’umanità, noi che viviamo su questo continente in questo arco di tempo siamo responsabili di questi avvenimenti storici.
Le strade sono due: o un mondo spaccato e diviso in base alla cultura, colore e religioni, dove a regnare saranno solo odio e violenza, o un futuro che include ogni singola persona nel rispetto dei diritti, doveri e uguaglianza, dove a prevalere saranno la fratellanza, l’armonia e l’amore per il prossimo.
*Mohammed El Harchaoui, portavoce Centro Culturale Islamico Amici del Valdarno – coordinatore dei giovani della federazione islamica della Toscana e membro dei giovani della confederazione islamica Italiana.