Furio Aharon Biagini, professore di Storia dell’Ebraismo presso l’Università del Salento Torino, 21 settembre 2021 – La Confederazione Islamica Italiana (CII) è lieta di annunciare il progetto per la realizzazione di un nuovo centro culturale polifunzionale presso l’edificio ex-Nebiolo, sito in via Bologna 55 a Torino, volto alla completa riqualificazione della struttura. L’obiettivo di questa iniziativa è di costituire un elemento di qualità nel panorama cittadino, ponendosi al servizio dell’inclusione sociale, dell’internazionalizzazione e delle esigenze della popolazione locale – con particolare riferimento al processo di riqualificazione complessiva del quartiere “Barriera di Milano”, già avviato negli anni scorsi da diverse amministrazioni cittadine. Giovedì 6 Maggio, i giovani della Federazione islamica di Toscana sono stati ospiti di un incontro on line con il consiglio dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo Giovanni XXIII di Terranuova Bracciolini. Gentilissimi e Gentilissime, Saluto la Confederazione Islamica Italiana guidata dal suo Presidente il dott. Mustapha Hajraoui. Desidero ringraziare il dott. Massimo Abdallah Cozzolino, Segretario Generale della Confederazione Islamica Italiana, per l’invito che mi ha rivolto a partecipare a questo momento. Saluto il dott. Abdellah Redouane, Segretario Generale del Centro Islamico Culturale d’Italia. Saluto tutti e tutte le Autorità e le Eccellenze qui collegate, e tutti i partecipanti che si sono uniti a noi attraverso il web. Questa iniziativa evidenzia come il ruolo del continente europeo sia quello di crocevia, un ponte tra religioni e culture differenti, valorizzando il contributo delle tradizioni religiose, capaci di superare le frontiere e di promuovere la dignità di ogni persona al di là delle logiche settarie di lingua, razza, appartenenze politiche e sociali. In questi giorni, grazie ad una sempre più crescente sensibilità mediatica, siamo tornati a parlare di un tema che sembrava non preoccupare molto la comunità internazionale. Alla notizia, inizialmente, non era stato dato particolare rilievo sociale, ancor meno istituzionale, forse perché si tratta di uno dei Paesi più influenti al mondo o forse perché il nostro sdegno lo misuriamo inconsapevolmente a seconda della distanza che si frappone tra la nostra confort-zone e la tragedia, oppure perché insomma, ne succedono tante di cose al mondo, cosa c’entriamo noi con loro. Forse l’una, forse l’altra, forse entrambe o nessuna di queste ipotesi, resta il fatto che per l’estrema gravità della loro condizione odierna, la situazione degli Uiguri avrebbe potuto avere più rilievo.Alle radici del dialogo euromediterraneo: Ebraismo, Cristianesimo, Islam
Mons. Leonardo D’Ascenzo, arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie
Massimo Abdallah Cozzolino, segretario generale della Confederazione Islamica Italiana
Durante questo momento di confronto sono stati affrontati temi riguardanti i concetti alla base della religione e cultura islamica, inclusi i 5 pilastri fondamentali dell’Islam, per poi continuare con la storia e la descrizione della Comunità islamica di Toscana e del Centro Culturale di Figline e Incisa Valdarno, della loro funzione e del loro ruolo all’interno della società e del territorio.
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Allo stesso tempo verrà valutata ogni iniziativa legale a tutela della comunità islamica contro ogni forma di strumentalizzazione mediatica della triste vicenda di Saman Abbas che ci offende e ci addolora profondamente.
La vicenda non ha assolutamente delle motivazioni di natura religiosa ma rimanda a tradizioni ancestrali e tribali che sono state importate da contesti lontani, misogini e sessisti, contrari all’ordinamento giuridico italiano ed europeo.
Una catena di dolore, vergogna e disperazione. Una subcultura che viene da lontano e che su “codici d’onore” disumani trova la forza bruta di ferire e perfino di uccidere. Violenza cieca che spinge a compiere delitti efferati e vigliacchi su donne ritenute come proprietà personale. Inciviltà delle relazioni familiari spesso dipinte con linguaggi e temi che del credente in Dio non hanno proprio nulla.
La violenza esercitata sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità, è un fenomeno criminale di particolare allarme sociale in cui convergono una molteplicità di questioni.
Il problema dei matrimoni forzati e, più in generale, dei diritti delle donne, va affrontato oltre che con l’inasprimento della pena, per finalità dissuasive, come previsto dalla legge 69/2019 – che all’Art. 7, prevede l’introduzione dell’Art. 558 bis del Codice Penale (Costrizione o Induzione al Matrimonio) – soprattutto con
interventi preventivi sul piano culturale, che facilitino una trasformazione più equa delle relazioni di genere rispetto alla cultura d’origine. Occorrono interventi nelle scuole, nelle comunità e nella società, che favoriscano il recupero fondamentale della memoria storica per consolidare una coscienza e cultura civica capaci di condurre verso la condivisione dei valori democratici, di libertà e di giustizia, sanciti nella Costituzione italiana.
Tutelare i diritti delle donne, anche quando lontane e diverse, richiede che vadano distinti e ben identificati i singoli aspetti della questione, per evitare di scivolare in una narrativa che strumentalmente riproponga confronti di matrice discriminatoria basati sull’intolleranza e sull’ostilità contro le minoranze.
Il drammatico evento di Saman non può essere interpretato e declinato ricorrendo a pareri religiosi (fatwa, etc.) ma va esclusivamente inquadrato nella sua cornice criminale e giudicato con gli strumenti giuridici previsti dall’ordinamento italiano.
Roma, 10.06.2021
Centro Islamico Culturale d’Italia
Segretario Generale
Dott. Abdellah Radouane
Confederazione Islamica Italiana
Segretario Generale
Dott. Abdellah M. Cozzolino